Formazione

Educazione civica promossa, ora tocca al Parlamento

A due anni dall’introduzione del corso il DECS traccia un primo bilancio tutto sommato positivo - Restano alcune criticità legate all’aggravio dell’onere lavorativo dei docenti delle Medie - Nelle scuole professionali l’interesse è inferiore
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
28.10.2021 23:02

Era il 24 settembre di quattro anni fa: dopo un lungo e travagliato dibattito tra promotori e Commissione scolastica, l’iniziativa popolare «Educhiamo i giovani alla cittadinanza» era stata approvata con il 63,5% dei voti favorevoli. Apportando a partire dall’anno scolastico 2018-2019 alcune modifiche all’educazione civica in Ticino, divenuta materia a sé stante a tutti gli effetti alla scuola media. Il primo biennio effettivo di applicazione si è concluso lo scorso mese di giugno e per il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) è arrivato il momento di una prima valutazione. E il bilancio di questi due anni è sostanzialmente positivo. Promosso, dunque, l’insegnamento della civica a scuola? «Direi di sì», risponde il direttore del DECS, Manuele Bertoli. «È stata colta l’occasione per ricalibrare le attività che si svolgono in relazione a questa dimensione». Insomma, per apportare qualche correttivo all’insegnamento della civica che, alle scuole medie, esisteva già essendo inclusa nella materia “Storia e civica”. Tuttavia, sottolinea Bertoli, «chi si aspettava un cambiamento spettacolare è probabilmente rimasto deluso. Ma sarebbe stata UNA pretesa eccessiva: la dimensione quantitativa della materia è quella che è».

I punti aperti

Stravolgimenti, come detto, non ce ne sono stati. Come spiegato dallo stesso Consiglio di Stato in una nota stampa, le misure adottate per dar seguito al mandato legislativo hanno tenuto conto delle specificità di ogni ordine scolastico coinvolto. Nel settore delle scuole medie, come detto, le due materie sono state splittate. Non senza qualche critica: già nel maggio del 2017, lo ricordiamo, l’Associazione ticinese degli insegnanti di storia aveva affermato che «erogare un corso di civica scorporato da quello di storia graverebbe in modo negativo sul piano scolastico». A distanza di quattro anni, come è la situazione? Ancora Bertoli: «Dal profilo delle attività proposte c’è stato un miglioramento. C’è però questa problematica legata all’aggravio dell’onere lavorativo del docente, chiamato a una doppia valutazione conseguente alla scelta politica del 2018». Diverso, invece, il discorso per il settore medio superiore - che non ha necessitato di modifiche o complementi ai documenti esistenti - e per il settore professionale, nel quale la civica non costituisce una disciplina a sé stante, ma va considerata in relazione con altre discipline.

Gli allievi

Per quanto riguarda la risposta da parte degli allievi vi sono delle differenze a seconda dell’ordine scolastico. Come rilevato anche dal direttore del DECS, nella scuola media è stato registrato un diffuso interesse degli allievi per le attività di educazione civica. Nel primo biennio riferito soprattutto alle simulazioni, ma anche alle attività ludiche o svolte in laboratorio, mentre nel secondo l’interesse ha riguardato soprattutto l’attualità. Per il settore medio superiore è stata valorizzata maggiormente l’attualità politica e non sono stati registrati problemi nell’assegnazione della nota finale. Nel settore professionale, infine, un questionario cui hanno risposto oltre 1.800 persone in formazione ha rimarcato un’accresciuta conoscenza del sistema politico cantonale e federale. Al contempo, però, è emerso che l’interesse per le conoscenze nozionistiche dell’educazione civica «appartiene a una sfera assai lontana dalla quotidianità degli studenti». «Si tratta di una dimensione che a 18-20 anni non appartiene ancora a una parte degli studenti», è la lettura di Bertoli. «La scopriranno qualche anno più tardi, quando le decisioni politiche li riguarderanno direttamente». In ogni caso, conclude, «è un problema che non si può risolvere con l’aumento delle ore ma piuttosto con attività stimolanti per questa fascia di età». Il dossier passa ora nelle mani del Parlamento. Il rapporto di valutazione, approvato questa settimana dal Consiglio di Stato, è stato inviato alla Commissione formazione e cultura.

La raccolta firme

Depositata nel 2013 dal primo firmatario Alberto Siccardi, il testo aveva raccolto 10.462 firme. Dopo vari approfondimenti, discussioni e mediazioni, il 29 maggio 2017 Gran Consiglio aveva elaborato un testo conforme, non contestato dagli iniziativisti, il quale stabiliva che «l’educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia dovrà essere insegnata quale materia a sé stante alla scuola media, dove oggi si insegna «storia e civica». Per quanto riguarda le scuole postobbligatorie, dovrà invece essere inserita quale insegnamento all’interno delle discipline previste dai piani di studio».